La Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso ha presentato la mostra Paesaggi d'Acqua. Luci e riflessi nella pittura veneziana dell'Ottocento, organizzata da Munus e curata da Myriam Zerbi e Isabella Reale.
L’acqua attraverso gli occhi e le pennellate dei pittori paesisti dell’ottocento: settanta opere per ripercorrere il lavoro di autori che tra rii, canali, isole e barene veneziane hanno fissato lo sguardo e concentrato il loro lavoro.
La mostra, ospitata al piano nobile del Museo Nazionale di Villa Pisani a Stra (Venezia), è stata chiamata a dialogare con le opere contemporanee di Oliviero Rainaldi, disseminate nel parco della Villa, facenti parte della mostra Tutto scorre, che pure ha avuto nell’acqua il tema centrale e filo conduttore. Un suggestivo dialogo tra antico e contemporaneo.
La mostra ha presentato una significativa selezione di circa settanta dipinti che hanno ripercorso l’evoluzione del paesaggio proponendo luoghi e punti di vista che ispirarono diverse generazioni di pittori paesisti, da Caffi a Bresolin a Nono, Fragiacomo, Borsato, passando per Gino Rossi, Emma Ciardi, Rotta e Marinoni solo per citarne alcuni. Una produzione, alimentata dalla grande tradizione pittorica veneta e dal confronto con le nuove scuole paesistiche europee, che attendeva ancora una adeguata valorizzazione. La mostra ha allineato capolavori provenienti da collezioni private e pubbliche, in particolare dalle principali raccolte d’arte moderna del triveneto, conservate nei Musei di Bassano, Gorizia, Padova, Treviso, Trieste e Udine, alcuni dei quali inediti, in un’ottica di confronto e di ricerca dell’eccellenza nella trattazione del tema.
L’esposizione è stata un’occasione unica per ammirare capolavori di grandi artisti che hanno indagato dal vero le mutevoli luci dell’alto Adriatico, dipingendo tra le lagune, guardando Venezia nel suo contesto di rii e canali, scoprendo le sue isole, da Chioggia a Burano e abitate da vere colonie di artisti. Artisti che, seguendo lo scorrere dell’acqua, hanno sistemato il loro cavalletto davanti al golfo di Trieste, lungo la costa istriana, arrampicandosi rincorrendo le correnti dei ruscelli alpini, fino alle sponde dei laghi pedemontani e le propaggini dei ghiacciai.
Nelle opere esposte si intravedeva un percorso che iniziava con l’onda lunga del vedutismo settecentesco venato progressivamente da una sensibilità romantica nella ricerca di effetti di luce e di atmosfera. Proseguiva sulla spinta delle poetiche del vero che verso la metà dell’Ottocento si riflettevano nei programmi di studio dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. E incrociava poi un più intimo e personale rapporto con la natura fino alle più visionarie tendenze simboliste e alla sperimentazione del colore diviso.
Il tema dominate – come si diceva – era quello dell’acqua nel rapporto con l’immagine di una Venezia che vive il profondo mutamento storico, sociale ed economico della caduta della Repubblica alla fine del Settecento. Un confronto che ha affascinato più generazioni di artisti anche nell’Ottocento, a partire dall’estro capriccioso di Bison, dal vedutismo e dalle ricerche scenografiche di Borsato, Grubacs, Moja; dalle ricerche ottiche e atmosferiche di Caffi, dalle aperte panoramiche di Luigi Querena. Ma anche dall’esempio e dagli insegnamenti di Domenico Bresolin e del suo più dotato allievo all’Accademia veneziana, Guglielmo Ciardi, che reinventa la stessa immagine di Venezia nel più ampio contesto lagunare, fino alle elegie pittoriche di Pietro Fragiacomo. Un viaggio tra segni e colori che non ha dimenticato l’apporto di artisti “foresti” che a Venezia hanno a lungo vissuto e operato, come Federico Nerly.
Una delle cifre caratterizzanti dell’esposizione è stato l’impulso realista che ha spinto gli artisti a fissare sulla tela gli effetti della luce specchiata sulla laguna o posata sui paesaggi di terraferma tra fonti, laghi e corsi d’acqua. Realismo che si ritrova anche nei lavori di Rotta, Tito, Milesi o Nono, più interessati alla presenza umana e in particolare alla vita popolare, alla rappresentazione della vita quotidiana di pescatori e gondolieri, dei traffici mercantili, dello svago e del lavoro.
Realismo che si sovrappone a una visione soggettiva percorsa da toni sentimentali, che caratterizza i tanti allievi usciti dalla scuola di Ciardi, passando per le sperimentazioni del divisionismo, a influssi simbolisti e secessionisti, come si evidenzia nelle opere di artisti quali Bortoluzzi, Wolf Ferrari o della scuola triestina, con i lavori di Grimani e Flumiani; fino alla ricerca di una pennellata e di un cromatismo più libero e originale con la nascita della scuola di Burano e soprattutto con le esperienze legate alla nuova generazione che si affaccia, prima della grande guerra, all’avanguardia, caratterizzata dai ‘ribelli’ di Ca’Pesaro, a partire da Gino Rossi, Moggioli e Nino Springolo.
Paesaggi d’acqua. Luci e riflessi nella pittura veneziana dell’Ottocento si integra nel duplice filone espositivo avviato a Villa Pisani. Quello dell’esplorazione della pittura veneta tra Ottocento e primo Novecento caratterizzato nel 2009 da Emma Ciardi 1879-1933. Impressionismo Veneziano, la mostra personale dedicata alla pittrice Emma Ciardi del 2009 e nel 2010 da Ottocento Veneziano, visitata da più di centomila persone. E quello del dialogo seguendo un unico filo conduttore con l’arte contemporanea, inaugurato lo scorso anno con Ottocento Veneziano - Veneziano Contemporaneo, che ha messo a confronto le opere di grandi rappresentanti dell’Ottocento veneziano formatisi all’Accademia di Belle Arti di Venezia con le installazioni di giovani e affermati artisti contemporanei, anch’essi “usciti” dall’Accademia veneziana.